Monteverde

Monte Verde è una collina in tufo a 74 m s.l.m. che sorge a Roma sulla riva destra del Tevere, a ovest del centro storico, nel XII Municipio (una delle quindici unità amministrative in cui si suddivide il territorio della capitale).

Corrisponde alle propaggini meridionali del Gianicolo, colle che prende il nome dal dio Giano (che vi dimorava e che al Gianicolo avrebbe fondato la sua città) e che, pur non rientrando nel novero dei sette colli tradizionali romani, costituisce comunque uno dei luoghi più panoramici della città, con vista sul centro storico e su buona parte del suo ricchissimo patrimonio architettonico.

Il toponimo “Monte Verde”, nelle sue parti “vecchio” e “nuovo”, definisce un territorio con un’estensione che non coincide esattamente con il quartiere Gianicolense.

Il termine “Monte Verde” potrebbe far riferimento al tufo di colore verde-giallognolo che veniva estratto dalle cave del Gianicolo, analogamente al termine Mons Aureus, Monte d’Oro o Montorio, l’appellativo dato nel Medioevo allo stesso Gianicolo per il colore dorato del terreno su cui sorgeva (da qui, il nome della chiesa di San Pietro in Montorio, alle pendici sempre del Gianicolo).

Tuttavia, il nome “Monte Verde” viene riferito più usualmente alla presenza sul territorio di molte ampie aree verdi, prima fra tutte Villa Doria Pamphilj, lo stesso Gianicolo e Villa Sciarra, sebbene quest’ultima ricada nel territorio del Municipio I.

Il quartiere, prossimo alla città antica, è ricco di testimonianze storiche. Sorgevano qui numerosi luoghi di culto pagani e alcune catacombe ebraiche e cristiane, tra le quali quelle di Ponziano e quelle di San Pancrazio (sotto l’omonima basilica paleocristiana). La leggenda narra che al Gianicolo sarebbe stato sepolto il re Numa Pompilio, insieme con i suoi scritti.

Sin dall’antichità era attraversato dall’attuale via di Monte Verde (deviazione della via Portuense, che arriva sino a Fiumicino, sulla costa tirrenica).

Nel XVII secolo, dall’accorpamento di diverse aree agricole, fu realizzata a nord-ovest del quartiere la Villa Doria Pamphilj, ex tenuta di campagna dell’omonima famiglia, che conserva ancora la sistemazione seicentesca e le principali caratteristiche del ‘700 e ‘800 e rappresenta oggi uno dei parchi più grandi della capitale, aperto al pubblico nel 1972 dopo la sua espropriazione da parte del Comune di Roma. L’area, insieme con quella adiacente della Villa del Vascello e di Porta San Pancrazio (una delle porte meridionali che si aprivano nelle mura Aureliane), fu teatro nel giugno 1849 di cruente battaglie tra esercito francese e truppe garibaldine, che tentarono invano di difendere la Repubblica Romana contro il papa, Pio IX. Quest‘esperienza è costellata di atti di eroismo e di coraggio. Fra gli eroi che si sono battuti per la libertà, il giovane Goffredo Mameli, al quale si deve il nostro inno nazionale; ferito durante una battaglia, morirà di lì a poco per un’infezione. Da notare che le erme marmoree disseminate lungo la Passeggiata del Gianicolo ritraggono quanti si impegnarono nella difesa della Repubblica Romana e più in generale nei moti risorgimentali. Buona parte delle vie di Monte Verde Vecchio portano i loro nomi.

Con la proclamazione di Roma capitale del Regno d’Italia nel 1870, cominciano a delinearsi i nuovi piani regolatori per definire l’espansione della città.

Negli anni ’10 del Novecento, sulla base del piano regolatore del 1909, nell’area più a ridosso delle mura Gianicolensi, si registra il primo sviluppo edilizio di Monte Verde Vecchio, caratterizzato da villini e condomìni, a partire da via Poerio e strade limitrofe (via Cavallotti, via Fratelli Bandiera, via Bassi, via Saffi, via Valla etc.).

Alla fine degli anni ‘20, l’Istituto Case Popolari darà vita al grande complesso ICP San Pancrazio, situato fra Viale dei Quattro Venti e Via Algardi. Vengono anche costruiti i lotti dei palazzi INCIS di via Regnoli e via Guastalla, riservati agli impiegati dello Stato.

L’edificazione urbana proseguì sotto il fascismo con la costruzione sia di case popolari note come i ‘grattacieli’ di via Donna Olimpia, dove vennero ospitate principalmente le famiglie sfollate a seguito degli sventramenti effettuati per la costruzione di via della Conciliazione e di via dell’Impero (ora via dei Fori Imperiali). I grattacieli di Donna Olimpia sono indissolubilmente legati a Pier Paolo Pasolini e al suo “Ragazzi di vita”.

Il regime costruì anche villini e palazzi sul rilievo di Monte Verde Nuovo incentrato su piazza San Giovanni di Dio, di qua e di là della circonvallazione Gianicolense, dove sorse anche l’ospedale del Littorio, oggi San Camillo, che con il Forlanini e lo Spallanzani costituiva l’”Ente ospedaliero Monteverde”.

A seguito dell’entrata in guerra dell’Italia, Monte Verde è luogo di ribellione al nazifascismo e grande solidarietà, tra tipografie clandestine, nuclei partigiani e sostegno agli ebrei perseguitati a causa delle leggi razziali.

Nel secondo dopoguerra comincia poi l’edificazione di via Carini e viale Quattro Venti – e delle varie vie traverse che le uniscono – e anche di via dei Colli Portuensi, in concomitanza con la costruzione della cosiddetta “via Olimpica”, creata in occasione delle Olimpiadi del 1960 a Roma per congiungere il Foro Italico all’Eur, che tagliò in due Villa Pamphilj. Solo nel 2000 le due metà del grande parco furono ricollegate dall’attuale ponte pedonale all’altezza di via Vitellia e via della Nocetta.

Tanti personaggi, artisti e scrittori, incontriamo idealmente per le strade di Monte Verde: da Escher che visse qui con la famiglia per dieci anni in un villino di Via Poerio, a Elsa Morante, Pier Paolo Pasolini, Gianni Rodari, Giorgio Caproni, Carlo Emilio Gadda e la famiglia Bertolucci.

Monte Verde è un quartiere con più anime: quella signorile delle ville seicentesche (come Donna Olimpia, per il popolo “la Pimpaccia”) e quella popolare delle borgate nate dove prima era campagna.

Tutto ciò rende Monte Verde speciale, anzi UNICO!

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